
QUANDO LA CRONACA E’ SPECULAZIONE EMOTIVA
QUANDO LA CRONACA E’ SPECULAZIONE EMOTIVA
Quanto un fatto di cronaca sia già di per sé drammatico è di immediata comprensione, anche evitando di leggere o ascoltare o vedere attraverso i vari mezzi d’informazione il dettaglio degli accadimenti. Quando viene superata la dimensione della notizia e si invade la sfera emozionale del singolo individuo con altri sistemi camuffati da informazione, è altrettanto palese che si vìola un diritto che comprende valori universali come quello della libertà e del rispetto, solo per nominare i “fondamenti”. E che l ‘informazione perda il suo valore etico è ancora più evidente, oltre a rendersi responsabile di altre vittime, non credo proprio inconsapevolmente. Un dato però è ancora più lampante, ovvero, la nostra incapacità di distinguere cosa è giusto e cosa non lo è, se è giusto oltrepassare il diritto di cronaca per entrare nelle pieghe di una “speculazione” emotiva i cui effetti non sono percepibili tanto meno quantificabili, o lo sono e siamo talmente ciechi da non rendercene conto e continuare in una “one way”. Lo share raggiunto dalla intervista condotta sull’aggressione della ragazza siciliana ad opera del fidanzato che ha tentato di bruciarla è sintomatico di uno status che è entrato a far parte di noi esattamente come qualsiasi altra cosa della nostra vita. Il desiderio di assistere ad un crescendo di orrore raccontato da una ragazza giovanissima, infarcito di particolari aggiunti dalla conduttrice per incalzare una tensione che può solo celebrare una misera percentuale calcolata a fine trasmissione, ritengo sia il vero spettacolo deprimente di una società alla quale è rimasto ben poco di cui gioire e forse in cui sperare. Un teatro della miseria umana al quale non si sottrae né chi è coinvolto direttamente nel dramma, forse perché ancora soggiogato dagli eventi, né chi si prende cura di sviscerarlo nella sua crudezza pur sapendo che l ‘informazione non può non tenere conto del pubblico presente e sottoporlo ad un massacro emotivo in diretta. L’esortazione giunta anche dagli addetti al lavori sul ridimensionamento di ciò che viene proposto sinceramente, pur apprezzandola, a conferma che anche negli ambienti interessati si inizi a mal sopportare questa impostazione (sarà vero ?) lascia comunque aperta la considerazione sul nostro potere di scelta rispetto a ciò che vogliamo e ci aspettiamo. Che si borbotti sui social, o qualche associazione reclami il “diritto” di turno appare quasi un post-teatro, come se ci fosse un seguito orribile quanto la programmazione, il disappunto “fuori programma” , quello che non deve mai mancare. Rimane il fatto che “scegliere” a noi poco interessa, almeno fino a quando non ci toccano direttamente, fino a quando la nostra privacy non viene turbata, fino a che le nostre certezze sono difese da muri di omertà che rendono possibili anche questi fatti di cronaca. Si, perché non si pensa all’emulazione innescata dai racconti e dai falsi messaggi lanciati in queste occasioni. Non si tiene bene a mente quanto pericoloso può essere ascoltare che per “troppo amore” si può uccidere quando per troppo amore si può solo vivere una vita degna di essere vissuta. L’esercizio dei propri diritti non può essere la conseguenza di un accadimento ma la condizione necessaria affinché si verifichi o meno. Io credo che sia questo a renderci protagonisti della nostra vita a cominciare da un “banale” zapping!
DI TERESA LETTIERI IL 16/01/2017