
NON SONO GLI EVENTI A FARE LA CULTURA
NON SONO GLI EVENTI A FARE LA CULTURA
E’ presumibile che fino al 2019, auspicando oltre, la parola cultura rappresenterà il mantra della regione Basilicata alla stregua del binomio “Matera-capitale”. Senza, tuttavia, inoltrarci verso ciò che accadrà dopo il traguardo indicato, che tanto potrà esistere se in questo breve periodo ci si adopererà affinché si “faccia” davvero cultura, è interessante osservare come i recenti eventi connessi al macro attrattore rappresentato dalla cittadina materana abbiano influito sia sul popolo lucano che sull’opinione pubblica non strettamente locale e cosa si intenda realmente per cultura. Di certo, il recente Capodanno ha veicolato l’attenzione della regione e della nazione generando movimenti diversi di opinionismo sia sull’evento in sé, sia sulle iniziative prodotte e da produrre nell’enorme contenitore della capitale-cultura 2019. L’ampia produzione di idee, considerazioni, appunti, ha ricevuto, inevitabilmente e come accade in queste occasioni, un contraltare vivace e colorito, sforato in vituperi, minacce, imprecazioni e tutto quanto poteva avere a che fare con Nostradamus e le sue nefaste previsioni fino al 2048. Tra chi tutto questo? Ma tra gli indigeni, of course. Potentini e Materani non si sono risparmiati reclamando la “paternità” dell’evento, mettendo ognuno come si vuol dire a Napoli “u cappiell sulla sedia”,ignorando logiche più affini all’aggregazione, alla fratellanza, agli obiettivi comuni che dovrebbero unire e non dividere. Allargando i confini della comunicazione post Capodanno, qualcuno ha superato l’astio tra tifoserie lanciandosi su temi più profondi e forse più attinenti alla mission del programma Matera- capitale cultura 2019 accusando la televisione di stato di una scarsa qualità di quanto offerto, a partire dal cast dei partecipanti attraversati da uno scanner senza pietà. Ora, disquisire sulla serata, aldilà dei benefici o svantaggi generati dall’occasione, richiamando alla mancanza di cultura in uno spettacolo come quello del 31 dicembre risulta, a mio giudizio, fuori luogo sia per la tipologia di contesto che si andava a rappresentare sia per il concetto di “cultura” al quale è stato associato. Premesso che qualsiasi cosa è perfettibile, ragion per cui, anche un programma leggero può avvantaggiarsi di contributi di valore e la storia del varietà italiano ne è la prova. Siamo sicuri che l’intento e le risorse destinate ad una occasione del genere non volessero rispondere che a scopi di natura meramente “commerciale” e non culturale (adattando ovviamente il termine cultura al contesto specifico) pur inserendo panoramiche delle nostre location a fini di promozione turistica e di conoscenza del territorio (per quanto possibile)? L’ impressione che mi è giunta, ma potrei sbagliarmi, è stata quella di un “festone” (come lo definiscono i ragazzi) durante in quale intrattenere, con quanto scritturato dalla televisione in funzione del badget a disposizione (spiegando anche la presenza di diversi “evergreen”) e delle sue finalità (è una azienda) una cittadina, che gode del privilegio come tutti gli altri comuni della Basilicata di appartenere alla regione che porterà avanti, con Matera, un obiettivo preciso e lungimirante. Io sinceramente non mi sarei aspettata che questo a Capodanno, senza formalizzarmi sui nomi e le performarces, senza pensare di poter assistere ad un concerto di Toquinho o dei Duran Duran, i primi che mi vengono in mente per accontentare giovani e meno giovani, e tenendo anche presente il target di partecipanti (per la Norma o Madame Butterfly si va a teatro) e cosa si può volere la notte del nuovo anno. Non mi sarei aspettata diversamente anche alla luce di quella che è la programmazione RAI già da tempo che, probabilmente per adeguarsi alle tv commerciali, ha modificato ampiamente la sua programmazione dedicando molto più spazio a generi che per certi versi con la cultura, nel senso in cui la intendiamo, hanno poco da dividere. Sottolineerei, piuttosto, che personalmente questo spettacolo nulla o poco ha a che fare con quello che è Matera 2019 e per quelli che sono i suoi obiettivi. Considererei questo evento, sebbene inglobato in un protocollo siglato dalla regione e dalla RAI, come un evento a sé, di intrattenimento, di svago, di animazione, chiamiamolo come più ci piace. Ma non un evento di cultura e senza togliere nulla alla cultura dello spettacolo in Italia che è stata rappresentata da nomi riconosciuti a livello mondiale. La cultura che ci si aspetta in questo periodo e per la quale Matera è stata scelta, consentitemi, è una cultura non migliore, ma diversa. Una cultura rappresentata innanzitutto dal territorio lucano, da ciò che comprende a vari livelli, dal paesaggio, dai prodotti, dalle bellezze storiche ed architettoniche, dalle tradizioni, dai percorsi e da molto altro ancora, con un tema di raccordo tra tutti questi elementi che è il popolo lucano. Ora, la consapevolezza della cultura del territorio di appartenenza deve passare innanzitutto attraverso la sua gente in quanto custode, in primis, e poi messaggera di ciò che possiede e continua a generare. Certo, è un territorio denso di contraddizioni, come quella del petrolio rispetto al quale probabilmente i lucani non hanno potuto fare molto, non hanno potuto dire la loro o forse, chi per loro ha deciso più del dovuto. Una contraddizione che si scontra con quelli che potevano essere obiettivi “alternativi” più ovvi e in sintonia con le caratteristiche della Basilicata. I boschi, i pascoli, l’acqua, l’agricoltura, tra i principali, che pur inseriti in politiche di respiro europeo, obiettivamente stentano a dominare sull’oro nero estratto in Val d’agri e sui suoi effetti negativi, nonostante le royalties che ne derivano e che poco compensano i disagi ambientali e non. Rispetto ad un dato oggettivo come questo, ne rimane un altro altrettanto palese: il riconoscimento di una identità fatta da ciò che rappresenta la Basilicata attraverso le sue peculiarità che deve essere necessariamente perseguito dai suoi cittadini e divulgato tra essi per poter pensare di ambire ad un salto di qualità di respiro europeo. Un patrimonio che, forte della sua identità e consapevolezza, può travalicare i confini regionali e nazionali per competere con altre culture, altri popoli, entrare in rete e costituire un sistema di relazioni dove le maglie diventano difficili da scardinare rispetto a qualsiasi influenza, oso dire anche di violenza che di recente sta mettendo tutto il mondo alla prova, in nome di una strumentalizzazione soprattutto culturale oltre che strettamente religiosa. “Fare cultura” non è difficile quando si dispone di ciò di cui è “spudoratamente” ricca la Basilicata. “Fare cultura” è difficile quando non si conosce la propria cultura. Matera 2019 è il filo conduttore di un processo che richiede il contributo di ogni singolo cittadino, di ogni singola comunità locale. E’ il catalizzatore di una magica reazione dove la chimica di una terra straordinaria aspetta solo la combinazione giusta. Questa è la Basilicata. ( LA FOTO DI COPERTINA SI RIFERISCE AD UNA INIZIATIVA DI PIERO LACORAZZA SU BASILICATA 2019)
DI TERESA LETTIERI IL 05/01/2017