LE SIGARETTE E LE CAROGNATE DI UNO STATO IPOCRITA
LE SIGARETTE E LE CAROGNATE DI UNO STATO IPOCRITA
Non ho mai fumato. O meglio, ci ho provato quando iniziai le scuole superiori, a 14 anni, nel bagno del liceo insieme alle mie compagne già avvezze all’uso della nicotina. Segnava il passaggio dall’infanzia alla adolescenza, quella strong fatta di musica alternativa, di vestiti a metà tra quelli da adulto e quelli scelti ancora dalla mamma, di zaini di jeans firmati dagli amici o di cuoio puzzolente, a seconda delle “frange” di appartenenza, che in realtà erano unicamente quelle delle sciarpe portate come souvenir dalla vacanza estiva. La sigaretta serviva a darsi un tono, tuttavia, nonostante le esercitazioni da toilette trasformate in forni dell’Italsider, le mie compagne non riuscirono in alcun modo a farmela “respirare”, piuttosto il fumo usciva da orecchie e occhi ma dal naso, nisba. In compenso, mio padre, accanito fumatore credo dalla culla e reo di essersi fumato tutte le tabaccherie del Regno d’Italia ha colmato questa “mancanza” utilizzando il suo kalumet per tutta la famiglia tanto da rischiare una denuncia per fumo passivo dai suoi figli, coniuge compresa. Ovviamente, ho vissuto l’asportazione di parte della sua lingua ( lo scrivo per deliziare i fumatori pure rispettandoli) dovuta al cancro e la sua promessa solenne di abbandonare i fumogeni. Promessa durata solo un anno e smentita dalla comparsa del pacchetto da 10 (il fumatore si prende in giro da solo con quelle confezioni da pochet da sera) e la convinzione che fosse solo una al giorno. Una è diventata un pacchetto e poi due, fino alla cosiddetta prova del nove, un ictus ischemico legato ad una cattivo funzionamento della “scatoletta”, quella che governa tutto. Causa: il fumo. Ora il mio non vuole essere un sermone ai fumatori che sono ben consapevoli dei rischi che corrono, fosse solo per le incursioni che ogni tanto sui vari canali tv , specialmente alla comoda ora di pranzo, ti rovinano quell’unico piatto di pasta che hai cercato di mettere a tavola senza immagini e statistiche cruente. Vorrei richiamare alla strategia dello Stato che, oramai da qualche tempo e se pur riservato solo alla categoria in questione, ha trovato un modo pressochè originale per ricordarti che devi morire aggiungendo pure come. L’evoluzione della grafica dei pacchetti è cambiata e tanto. Dalle confezioni colorate o meno di vecchia data, un vintage del tabacco di questi tempi, una mente strategica ha pensato di affiancare al marchio di commercializzazione un book esaustivo su tutte le possibili patologie generato dall’uso della sigaretta. Per fortuna, limitando una patologia per pacchetto, si passa dal polmone vittima di un brasato dimenticato in una fornace al malato intubato ormai terminale, infilzato a destra e manca, passando per feti deformi e dulcis in fundo sull’argomento che soprattutto il genere maschile teme come la peste: l’impotenza. Giocare su “ehi bello/a guarda che se continui cosi non ti funziona” è una delle carognate psicologiche peggiori che uno Stato che non rinuncia agli introiti fiscali provenienti dal fumo (e aumenta il prezzo lentamente come lenta è la morte che annuncia)possa architettare. Comunque pare che nemmeno le minacce perpetuate a carico del vero “capitale” dell’Italia, quello che dal Ministero della Sanità si ostinano a riqualificare con campagne di sensibilizzazione ancora più dubbie di quelle contro il fumo, sortiscano un effetto deterrente e a fronte degli aumenti prospettati sembra che il mercato delle bionde, dopo un primo scossone innescato dal malcontento dei nicotinomani, non significherà diminuzioni degne di nota. L’UE annuncia che si accanirà con immagini ancora più cruente e anche in questo caso, la smorfia sprezzante di fronte una nuova immagine stomachevole sarà sostituita da una nuova accensione e …tanto una volta devo morire. Una strategia, quella dello Stato, assolutamente discutibile che offre una coscienza,fittizia, nel ricordarti il danno da fumo,lavorando sulla componente visiva che sicuramente coinvolge molto più delle altre, ed una incoscienza nell’offrirti un campionario di opportunità sempre più diversificato. In sintesi, se stai sul ciglio di un burrone, e qualcuno mosso a compassione cerca di redimerti parlandoti delle gioie della vita e dell’immenso errore che stai per commettere non è escluso che alla fine possa spingerti …….soprattutto se è titolare di una agenzia di pompe funebri!……Che colpaccio (LUCKY STRIKE)!
DI TERESA LETTIERI IL 26/02/2017