
LA PW PER I SOCIAL: ETICA E RESPONSABILITA’
LA PW PER I SOCIAL: ETICA E RESPONSABILITA’
Quanto la comunicazione sia diventata essenziale nella nostra vita è un dato inequivocabile, sebbene, personalmente, mi chieda se il bisogno di “trasmettere”, peraltro ancestrale, sia ormai da tempo inficiato dall’utilizzo indiscriminato di strumenti alla portata di chiunque. Non ho mai condiviso il pensiero di Eco che aborriva il dilagante opinionismo agevolato nei tempi moderni dall’accesso incontrollato alla rete, poiché ritengo che una possibilità del genere non è prerogativa di alcuni eletti, capaci di gestire un simile congegno. Anche perché la storia ci insegna che il controllo non democratico degenera in fenomeni “incontrollabili” di dubbia democrazia. E’ pure vero, tuttavia, che come tutte le opportunità delle quali si ignorano vantaggi e svantaggi, usi ed obiettivi, caratteristiche e limiti, il pericolo di sforare in una strumentalizzazione o in una personalizzazione della comunicazione è alquanto inevitabile. E questo lo sanno molto bene i “comunicatori” che autonomamente o dietro “mandato” si esibiscono in “comizi” (non in senso strettamente politico) velati da finti “buoni” propositi ( sull’aggettivo vi lascio ampia libertà di interpretazione) per raggiungere scopi raramente filantropici. L’altro pericolo, tuttavia, risiede anche in una massa, generalmente “acritica”, di considerazioni intorno ad un tema qualsiasi o del “giorno” che sfocia in polemiche, dissidi, invettive, provocazioni che tutto fanno fuorchè seminare o comunque innescare processi di confronto che abbiamo come fine la costruzione di un obiettivo o di un progetto sano e concreto. Senza nulla togliere ad alcuno, però, è sempre più impellente dotarsi di strumenti di selezione verso l’una e l’altra cosa, sia per non cadere nella rete dei millantatori di certezze sia in quella del qualunquismo, ergo, utilizzare la nostra parte pensante, abbandonando la funzione “copia e incolla”, e responsabilizzandola richiamando al nostro ruolo, in primis di cittadini, e quindi di professionisti di vario ordine e grado. Ciò, ovviamente, fatte salve le funzioni di esseri pensanti distribuite a tutti e spesso mal utilizzate, impone l’uso di altre competenze, quali la coerenza, il senso civico, la conoscenza, la concretezza, ad esempio, che diventano corredo indispensabile di chi vuole esprimersi sfidando un territorio sempre più “falsato” o “alterato”. La responsabilità verso sé stesso e verso chi affolla la platea di ascoltatori attivi e passivi rappresenta la parola d’ordine, il passpartout di accesso a quella che sembra l’unica via di fuga da un sistema nel quale si sono invischiate idee, riflessioni, opinioni, progettualità che stentano, nella migliore delle ipotesi, a decollare e fare in modo che la nostra terra, il Sud e l’Italia diventino nuovamente il volano dell’Europa. La sudditanza intellettuale che per decenni, o forse anche più, ha “costretto” qualsiasi forma di sviluppo obbligandola ad un ruolo nemmeno di coprotagonista ma di “comparsa” non può esimersi dal riconoscere la sua responsabilità nel veicolare , dietro richiesta del “padrone di turno”, iniziative e piani verso veri e propri suicidi, a scapito di risorse pubbliche e private che laddove siano state utilizzate, in numerose occasioni hanno solo “foraggiato” il singolo e non la comunità. Il trasferimento di informazioni, di procedure, di conoscenza trova come principale alleato la comunicazione, operata a diversi livelli, di chi è titolare di questo ruolo e successivamente la “partecipazione” possibilmente dal basso di quelle forze “economiche” che si possono identificare nei nuovi protagonisti della ripresa del territorio del mezzogiorno. In una ottica di dialogo e confronto lanciato dagli operatori culturali, le difficoltà che inevitabilmente ricorrono in queste pianificazioni di lungo periodo trovano le condizioni per il superamento, accompagnate e sostenute dalla logica della trasparenza e dell’onestà intellettuale di chi, attualmente, non ha più capri espiatori ed è obbligato a scardinare meccanismi e schemi viziosi che sottraggono entusiasmo, volontà, determinazione a quanti cercano di investire in una terra che, potenzialmente virtuosa, paga quotidianamente lo scotto di chi ha pensato di violarla e non di tutelarla. I tempi sono maturi per una sfida reale e concreta, senza deroghe o sconti per chi è convinto di continuare a bluffare alla sua terra e a sé stesso.
DI TERESA LETTIERI IL 02/01/2017