…DELLA DEMOCRAZIA E DI ALTRI TORMENTI COSTITUZIONALI
…DELLA DEMOCRAZIA E DI ALTRI TORMENTI COSTITUZIONALI
Il fascismo mi impaurisce. Probabilmente mi terrorizza, come credo alla stragrande maggioranza degli italiani. O almeno spero. Qualsiasi accadimento inneggiante alla sottrazione della libertà individuale, che sia violento fisicamente e/o ideologicamente mi lascia atterrita e spesso disgustata quando somministrato dall’informazione pubblica, come succede non di rado. Mi terrorizza, tuttavia, il modo attraverso il quale le azioni che possono contrastare questo tipo di sopruso, perché di questo di tratta sempre, si riducono a languide commemorazioni attraverso le varie giornate istituite a memoria. O si limitano ad atti propagandistici che, pur partendo da ideali di libertà, servono ad aggregare uno sventolìo di bandiere e volantini e nulla più, a saziare la pancia e non la democrazia, rimpallata ad uso e costume personale quando dovrebbe essere valore universale, e dove la carta costituzionale viene scambiata per un libretto di uso e manutenzione. L’ultimo episodio è avvenuto nei giorni scorsi, quando un raggruppamento politico, regolarmente riconosciuto dallo Stato alla stregua degli altri e cosi come previsto dalla Costituzione (art. 49), ha chiesto l’uso di una struttura pubblica per finalità convegnistiche. Classificato come partito di estrema destra e sull’onda dell’attuale gestione di governo che alimenta un contradditorio da parte dei cittadini, come è giusto che sia e altrettanto ingiustamente, un violento e volgare turpiloquio social, ha innescato il timore che i principi ispiratori di impronta “neofascista” potessero realizzare, promuovere, innescare, proclamare qualcosa di pericoloso per la famosa democrazia, spingendo associazioni e cittadini ad aggregarsi affinchè l’evento fosse cassato. Lodevole, senza dubbio, se non si contravvenisse alla espressione politica del raggruppamento (art.21 Costituzione) e di chi ha votato per costoro alle ultime elezioni usando, come ulteriore appiglio, la paura nonchè il timore a difesa della democrazia. Non servono, per quanto soggettivamente legittimi. Servono, invece, le regole (puntualmente eluse da tutte le forze politiche) che vanno osservate e devono valere per tutti, semmai, con un focus puntato sui personaggi, qualora presumibilmente tendenziosi. Diffondere la paura rispetto alle presunzioni ottiene gli stessi effetti di chi invoca Allah durante la funzione del giovedì santo: tutti gridano allo scandalo, forse con le mani giunte a protezione dell’Altissimo, ma il beduino può essere semplicemente ignorato alla stregua di un bambino un po’ vivace che di certo non minaccia la fede dell’assemblea, a meno che di fede ce ne sia solo l’odore. Se partissi dalla stessa paura che ha suggerito il presidio, altrettanto legittimo forse inopportuno viste le premesse, mi verrebbe da pensare che una democrazia forte e consolidata non può temere una ideologia (per giunta accreditata istituzionalmente), sebbene intrisa di valori opposti e/o in forte contrasto, che alberga nell’animo di pochi numeri. Ricordando che la nostra democrazia è espressione della maggioranza dei cittadini che ne affermano i valori attraverso i propri rappresentanti, la preoccupazione verso l’eventuale significatività di gruppi estremisti, pur non trascurabile, è sintomo di precarietà e inconsistenza delle fondamenta dell’ordinamento che ci siamo dati e il fatto che alcuni possano riunirsi per difenderla significa che sono consapevoli della sua fragilità. Ma come si rimedia alla fragilità di un sistema democratico? Continuando a manifestare contro qualcuno o qualcosa, o consolidando (direi ricostruendo) i principi della democrazia? Alcuni potrebbero sostenere con entrambe le metodologie e su questo potrei anche convenire se non fosse che questo processo di ricostruzione o rafforzamento, lo lascio scegliere a seconda della percezione personale del “termine”, fosse costante e continuo e perpetuato da tutti i cittadini italiani che ne predicano i vantaggi, a proprio modo, of course. Invece, ahimè, il quotidiano ci parla di altro, ci parla di eleganti prevaricazioni a danno dei pensionati, dei lavoratori, delle fasce più deboli , di chiunque, perché di democratico, e correggetemi se sbaglio, ne trovo solo le macerie che, come si addice alla prassi italiana, stazionano mentre scorrono stagioni e governi. Poi si sveglia qualche gruppo estremista, spesso quattro sgallettati mossi da amarcord vintage, e dalle ceneri la Fenice democratica sussulta invocando i diritti universali. In quel momento sotto il tricolore ed affini non esiste alcuna classificazione discriminatoria, si azzerano differenze e disabilità, si richiama all’unione quando il Paese rimane diviso in appartenenze proprio su quei valori che si continuano a perimetrare e non ad alimentare. Dobbiamo ammettere che non siamo stati capaci di costruire una realtà democratica concreta e fruibile da tutti e questo non ce lo racconta Casapound o Forza Nuova, ma ciò che è avvenuto nel tempo, lo hanno rappresentato i governi precedenti, senza indicarne uno in particolare. Un’altra riflessione che mi sovviene risiede nella perdita di potere. La debacle subìta lo scorso marzo dal governo in carica e da tutti i vari associazionismi e corporazioni gravitanti intorno, ovviamente, aggrava nella prospettiva delle future kermesse elettorali il timore di affievolire anche quella opposizione che tentano di rappresentare, nascondendo dietro l’eco del fascismo, che purtroppo io riesco a sentire solo se guardo a sei mesi fa e non a domenica scorsa, la consapevolezza (?) di aver perso il consenso lanciando sul tavolo da gioco le carte più valorose ma sbiadite dall’usura della propaganda. Chiederei allora, a costoro, se almeno una volta si sono chiesti quale libertà e democrazia hanno vissuto e hanno visto vivere sinora ai cittadini, se nel loro ideale di libertà e democrazia che hanno manifestato e ricordato agli esponenti di Forza Nuova rivendicassero quella libertà di esprimersi, di lavorare, di essere CITTADINI DIGNITOSI che io, personalmente, non ritrovo guardando cosa sta accadendo da tempo alla mia Italia. Ma può essere che io viva in un’altra Italia. #iosonoantifascista