
ALLA CORTE DI FEDERICO……..IL SEDUTTORE
ALLA CORTE DI FEDERICO……..IL SEDUTTORE
Se arrivi quando non è ancora ora di cena, così come accade al Sud che prima delle 9 p.m. non si “mette tavola”, non lo trovi in sala ma ne percepisci subìto la presenza. L’ accoglienza è palese e lui l’ha affidata innanzitutto al suo locale dove è rappresentato meticolosamente, tra i diplomi che lo rendono il re indiscusso della gastronomia lucana e italiana nonché internazionale, il territorio in cui vive, lavora, amministra e racconta. Le pareti sono tappezzate di foto di luoghi, dei suoi luoghi, e così ti trovi immerso, quasi per magia, tra pini loricati, alture, vette del Parco Nazionale più grande d’Italia mentre ti riscaldi davanti al camino acceso in una sera di novembre. E’ un giorno infrasettimanale, molto piovoso e immagini che difficilmente il posto si riempirà e godi anche di quella solitudine che non può che essere inebriante pensando a ciò che “sentirai”. Si. Perché quando vai a Terranova del Pollino, da Luna Rossa, sai già che non potrai fare altro che “sentire” , pur non sapendo cosa ma che non sarà solo cibo. E mentre aspetti “assaporando” ogni minimo dettaglio di quel posto che ha già cominciato a sussurrarti di Basilicata, Federico Valicenti arriva per accoglierti, con la sua divisa nera ed il nome impresso sulla camicia. Che tu lo conosca già o sia la prima volta, il suo sorriso ti riempie, ti partecipa l’ appartenenza alla sua tavola. Non è lo chef che deve “venderti” un sapore, un odore o un colore. Lui deve raccontarti di sé, della sua terra, dei suoi studi, di tradizioni, di ingredienti con una cura ed un trasporto che solo chi è innamorato di quei luoghi può trasmetterti. Con lo stesso piglio, tuttavia, non disdegna di dissentire sulle scelte sbagliate che non hanno fatto della Basilicata il territorio che meritava di essere con le sue eccellenze e i suoi prodotti. Lo fa seduto con te, a tavola, sorvolando sulle sue esperienze, le sue difficoltà in un posto “difficile” come quello lucano, sui suoi desideri, sugli obiettivi che si pone quotidianamente e che affidano alla conoscenza e allo studio il ruolo di punti di partenza e non di arrivo, sempre e comunque, in qualsiasi avventura lui si cimenti. Non c’è argomento che non affronti con la curiosità del neofita, anche se lo possiede magistralmente, come la cucina ad esempio, perché quando parla dei suoi cibi non lo fa con il “sapere” di un eletto della gastronomia ma con la “perizia” di chi può infrangere le regole ogni volta che vuole per originare risultati diversi. E quando ti racconta, intravedi nelle sue parole la forza di quel risultato che riesce a smontare forse in quel preciso istante in cui narra senza lasciarsi sfuggire alcuna incertezza o perplessità, preso da nuove idee e combinazioni . Con lo stesso piglio, tuttavia, non disdegna di dissentire sulle scelte sbagliate che non hanno fatto della Basilicata il territorio che meritava di essere con le sue eccellenze e i suoi prodotti. Lo fa seduto con te, a tavola, sorvolando sulle sue esperienze, le sue difficoltà in un posto “difficile” come quello lucano, sui suoi desideri, sugli obiettivi che si pone quotidianamente e che affidano alla conoscenza e allo studio il ruolo di punti di partenza e non di arrivo, sempre e comunque, in qualsiasi avventura lui si cimenti. Non c’è argomento che non affronti con la curiosità del neofita, anche se lo possiede magistralmente, come la cucina ad esempio, perché quando parla dei suoi cibi non lo fa con il “sapere” di un eletto della gastronomia ma con la “perizia” di chi può infrangere le regole ogni volta che vuole per originare risultati diversi. E quando ti racconta, intravedi nelle sue parole la forza di quel risultato che riesce a smontare forse in quel preciso istante in cui narra senza lasciarsi sfuggire alcuna incertezza o perplessità, preso da nuove idee e combinazioni .
Nulla è blindato nel suo “fare cucina” e ci si accorge di questa armonia coniugata con una folle fantasia mentre ad ogni portata Federico rappresenta gli ingredienti , anche i più semplici, come se fossero i protagonisti di una piece teatrale, con la loro storia nella storia di quel piatto. Riesce così a catturare i sensi, tutti i sensi costringendoti a volte a “toccare per sentire” sotto le dita la consistenza di una meringa piuttosto che di una patata comodamente seduta vicino una sella di vitello, dopo aver sedotto gli occhi. E’ questa la parola magica della sua cucina, seduzione. Non ha paura di osare ma lo fa con la delicatezza del galantuomo, non è un moderato ma si mostra come un disincantato, è un rivoluzionario che sa ben dosare tempi e modi esattamente come richiede l’arte che lui pratica.
E in questa seduzione, riesce ad ottenere esattamente ciò che ha deciso, sia dal cibo che prepara sia da chi gusterà le sue prelibatezze. Vuole consenso da entrambi, pretende da entrambi il giusto riconoscimento emotivo come ogni creativo che si misura con se stesso per superarsi ogni volta. Abbiamo ragionato di tanto e per chiudere, di cibo e religione, di vangeli e miracoli, di Dio e moltiplicazioni. Quando vi chiederà cosa preferite mangiare ditegli semplicemente “fai tu”! Di “Lucanite” e “cibosofia” se ne intende!
P.S. Dopo aver scritto di lui ho aperto la sua pagina fb e ho scoperto che nella vita precedente si chiamava Taddeo Valicenti ed era un seduttore…..in fondo non mi sono sbagliata!
DI TERESA LETTIERI IL 19/11/2016