USCITE DI SE(N)NO
Con uno scatto ribelle, Aliya, la figlia ventenne del presidente del Kirghizistan posta su Istagram una foto mentre allatta il figlio di sei mesi. Dopo poche ore i suoi profili social sono irraggiungibili: religione e ragione di stato impongono rigore richiamando il padre e il marito al controllo della giovane donna. Che diamine! Come osa! Intanto molte donne le sono riconoscenti e lei, che non si scusa e risponde alle accuse con fermezza nonostante la sua giovane età, sfida il potere maschile di casa e del Paese utilizzando il suo di potere, il più naturale e disarmante, che non è di razza o religione e che appartiene solo alla donna e alla maternità. Una giovane siciliana, aspirante logopedista, partecipa al test per entrare a far parte del corso di laurea in Medicina a numero chiuso. La sua richiesta di allattare il figlio nato da soli sei giorni, nonostante la sorveglianza, viene respinta e lei deve scegliere tra l’una e l’altra cosa. Svolgere i quesiti in pochissimo tempo, vista l’impellenza del neonato virgulto, le costa l’esclusione prontamente denunciata al TAR che le riconosce il diritto e la riammette al corso in sovrannumero. Una sentenza epocale! Una sentenza per riconoscere un diritto, e chiamarlo tale fa quasi sorridere, nato con l’uomo. Londra, festa della mamma, i tetti della city sono occupati da tante tette gonfiabili giganti. Nessuna allusione sessuale, non temete. Lo scopo è quello di attirare l’attenzione su una tematica come quella dell’allattamento al seno in pubblico. Argomento che divide ancora l’opinionismo comune tanto da creare imbarazzo alle mamme che devono farlo fuori casa, sostenuto da una campagna che celebra il diritto di ognuna di allattare i propri figli come e dove. Un altro stereotipo da abbattere (ce ne fossero già pochi) quello del seno come attrattore sessuale, oggetto del desiderio maschile, sostiene Aliya, che azzerando la funzione materna solleva sconcerto quando una madre pubblicamente lo offre al suo bambino. In effetti, se i messaggi con i quali ci bombardano hanno esplicitamente o subliminalmente un contenuto di carattere sessuale non è difficile immaginare che possano sedimentare nella nostra mente e tradursi in veri e propri tabù (pseudo, a mio modesto dire) da sfoderare all’occorrenza come vessilli di finto perbenismo. Intanto, rispetto all’argomento si comincia ad organizzare luoghi protetti affinché le mamme possano serenamente far fronte ad un gesto tanto naturale quanto amorevole senza destare i commenti disdicevoli di chi vede una tetta che si accinge a nutrire e non a trastullare. A Potenza le iniziative pro mamma si sono moltiplicate grazie alla sensibilità delle istituzioni che hanno provveduto a creare spazi confortevoli di accoglienza per mamme e neonato a seguito. Ci ha pensato l ‘Inps con l’area di allattamento nell’Urp della direzione provinciale, lo scorso 30 marzo, primo esempio di amministrazione che si è fatta interprete di un bisogno traducendo concretamente una delle linee della direttiva Madia a sostegno non solo delle pari opportunità uomo-donna in ambito lavorativo, ma anche delle dipendenti (ed eventuali utenti) in modo da consentire un dialogo sereno tra l’attività lavorativa e quella di madre. A distanza di circa un mese anche le sedi municipali di Piazza Matteotti, Via Nazario Sauro e Sant’Antonio la Macchia, grazie alla generosità di una ditta potentina, hanno allestito tre spazi arredati per agevolare le mamme in allattamento e il cambio del bambino. Quindi, un percorso in discesa segnato da queste prime iniziative che, oltre ad incrementare numericamente sia nel pubblico quanto nel privato gli spazi a disposizione delle mamme lavoratrici e non, aprono a scenari più ampi dove la maternità non viene vissuta come un problema del comparto produttivo ma come un percorso naturale perfettamente compatibile con la vita di una donna che lavora. Non è poi così difficile pensare a degli asili-nido annessi alle strutture aziendali, così come accade in altri paesi europei o aree ricreative o post scolastiche della prima infanzia che restituiscono mamme felici a lavoratrici soddisfatte. Una prece. Per le mamme che chiedono un posto tranquillo dove allattare, in mancanza di aree adeguatamente allestite, si faccia in modo di non dimenticarle chiuse a chiave come è accaduto alla giovane milanese. L’uso del cellulare, una volta tanto, è stato propizio per liberarla dalla stanza in cui si era appartata con il suo bambino, all’interno di un ambulatorio pediatrico, per allattare. I vigili del fuoco intervenuti dietro segnalazione della puerpera l’hanno trovata agitata ma in buone condizioni…anche il personale dello studio medico ha diritto alla sua pausa pranzo, no?
DI TERESA LETTIERI IL 04/05/2017
