MARIAH CAREY, PANCETTA COMPRESA
Quando la vidi arrivare su di una slitta calata dall’alto di un palcoscenico attrezzato come solo gli americani sanno fare, correva l’anno del Signore 2009. Anzi, era la sera di Capodanno, Madison Square Garden, Mariah Carey in concerto. Vestita very Christmas, di rosso e bianco, silhouette impeccabile, discreta ballerina e voce strabiliante, allietò i nati d’America e non con due ore di concerto ispirato ovviamente al periodo natalizio. Lo spettacolo, in fondo, fu più che godibile nonché vivacizzato dalla vistosa scenografia offerta dal parterre degli spettatori, impegnati tra le poltrone della prestigiosa struttura in performance singolari (e affini…soprattutto oggettistica da Happy New Year che lascio alla vostra immaginazione) oltre che presi dall’evento canoro. In questi giorni circolano le voci e le immagini del suo recente concerto, dove la “balena spiaggiata” , così hanno tuonato i social, è apparsa “appesantita”, pur mostrando un body scintillante che non voleva camuffare nulla, nonché giù di voce. Il lato curvy della cantante in questo momento della sua vita non l’ha dissuasa dal rinunciare al concerto di Las Vegas, quasi volesse dire”…se mi amate, lo farete anche così”. E in effetti, un fan appassionato dovrebbe prediligere il suo beniamino a prescindere dalle evoluzioni, peraltro normali, che può attraversare durante la sua vita. Non sarebbe passione, diversamente. Ma pare che i tempi siano testimoni del fatto che le vere passioni, quelle intramontabili, si contino davvero sulle dita di una mano. Qualsiasi ambito (non necessariamente culturale), attualmente, genera fenomeni improvvisi che, sebbene di valore in alcuni casi, sono destinati a tramontare con la stessa velocità, probabilmente perché costruiti non tanto sul talento quanto sull’immagine montata a mestiere ( e anche su questo aspetto nutrirei seri dubbi considerati i tempi e i modi attuali della comunicazione). Ci tocca mantenere ben stretti, dunque, le glorie meno recenti come la Carey nel suo genere, o quelli che hanno segnato un’epoca nel proprio. Ciononostante alla cantante è toccato di assistere ad una serie di commenti che inevitabilmente hanno assunto più il tono di testimonianze processuali che libere considerazioni. In fondo è il prezzo richiesto dal web anche per potersi mantenere e collezionare estimatori capaci di disquisire di qualsiasi argomento. Personalmente credo che, sfidando il mondo dello spettacolo costretto a regole rigide e a un business ragionato, la Mariah abbia avuto coraggio, quel coraggio che, probabilmente segna la linea di confine tra la valutazione economica della presunta disdetta (oberata da fior di milioni di dollari) e la consapevolezza di accettarsi e farsi accettare dai suoi fans, ma comunque coraggio. Rimane il fatto che la cantante si sia presentata sul palcoscenico con i suoi panicoli di grasso distribuiti un pò ovunque per non deludere alcuno con un comunicato dell’ultima ora e conoscendo il suo status, che, o da tavola, o ormonale, da età o gravidanza non è recentissimo e quindi oggettivo rispetto alla prova di uno spettacolo o una tournée. Consapevolmente realistica e decisamente convinta di cantare e ballare, peraltro con un costume dove ogni ettogrammo in eccesso non ha avuto la possibilità di nascondersi, tutt’altro. E consapevolmente certa del polverone sollevato da questa scelta, quello che ti seziona e non ti lascia scampo, lo stesso che può riabilitarti successivamente. Funziona così. E per scardinare il sistema a costo di rimetterci la faccia e pure la voce ci vuole coraggio, anche perché pare che le corde vocali non abbiano vibrato come consuetudine. La ricerca del reale vs il virtuale inizia a riappropriarsi, seppur timidamente, delle star, le stesse che lanciano mode pericolose tra le varie categorie di utenti, soprattutto giovani, senza rendersi conto degli effetti devastanti generati. Non si è più capaci di sostenere i ritmi del virtuale? Evviva, ma probabilmente non è proprio vero fino in fondo, visto che l’altro attacco feroce sferrato alla cantante ha tirato in ballo l’uso illimitato del foto ritocco, usato ormai come lo spazzolino da denti per restituire un’immagine della cantate esattamente contraria al reale, magra e tonica. Ma questo potrebbe dipendere dalle condizioni della casa di produzione che ovviamente risponde a logiche diverse e molto più incentrate sul business discografico. Presentare la cantante fuori forma fisica su di una copertina lascia una traccia, il segno di un momento che il mercato non è pronto a fare suo, alimentato da logiche di pseudo-perfezione che spesso lo falsano montando finti miti sgonfiati alla prima occasione propizia. Al mercato, almeno a quello di questo tipo, non interessa, l’obiettivo è diverso e costi quel che costi va perseguito e chi non è d’accordo esce fuori senza appelli. Al mercato attuale non si chiede etica e morale, giammai, tantomeno realtà e oggettività. I costi e i ritorni di mercato sono incentrati sull’economia di tutto ciò che produce ricchezza, in qualsiasi modo e nei tempi prestabiliti anche se questo significa barare. Tuttavia, nonostante la contraddizione che si rileva tra l’essere ( in ciccia sul palco) e l’apparire (magra sulla copertina del cd) credo che la signora Carey abbia dato una piccola lezione a tutti. Andare avanti dimostrando che non potrà essere un po’ di pancetta a ledere una immagine consolidata da anni di successo e da una carriera che, aldilà dei gusti personali, ha segnato la discografia mondiale (cinque Grammy Awards, diciotto Words Music Awars solo per citare qualche riconoscimento). Presentarsi al pubblico sfidando lo star system incatenato nei suoi clichèt non espone all’insuccesso se si è consapevoli delle proprie competenze e conoscenze. E non è un limite fisico a deporre negativamente sulle altre qualità in possesso. Se, dunque, anche la sua voce abbia tentennato, beh, un po’ di latte caldo con il miele e due vocalizzi in più non faranno certo male anche ad una regina del Pop.
DI TERESA LETTIERI IL 25/07/2017
