POLITICA & SPAZZATURA
La gestione dei servizi cittadini trova nella comunicazione social il punto G, lasciando al bar e alla salumeria rionale poche battute affidate al target più attempato che tra un taglio di mortazza e l’altro lamenta il disservizio legato ai trasporti per raggiungere l’ospedale, quello della raccolta differenziata che ancora pecca di confusione nonchè di scarsa attenzione, condito dalle vicende personali espressione del disagio di chi si sente spesso abbandonato a sé stesso, in virtù anche di una informazione social che per molti è assolutamente impensabile. E’ vero che ci sono nonni tecnologici armati di smartphone, diventati veri e propri pirati virtuali, nel senso che scorribandano on air con la stessa disinvoltura di un galeone corsaro per seguire figli e nipoti anche in vacanza, ma è pur vero che non è pensabile affidare ai social o alle comunicazioni on line quelle istituzionali. Recentemente proprio in merito al servizio trasporti scattò una polemica rispetto ad alcune comunicazioni sul cambio dei tragitti e delle località urbane e periurbane servite che lasciò l’amaro in bocca a chi non era riuscito ad avvalersi dell’ informazione delle nuove procedure avvenuta attraverso i nuovi canali. Peccato, perché non disporre di un dispositivo del genere evita di assistere anche alle numerose polemiche e ai conflitti, guai a parlare di confronti civili, che ad esempio sui social rappresentano il 99 per cento della timeline. Prendiamo, ad esempio la gestione dei rifiuti. Recentemente il social, oltre ai cittadini attivi in rete viene utilizzato anche dagli amministratori per due scopi: comunicare l’operato svolto attraverso dei veri e propri books fotografici, dalla ricostruzione di fabbricati alla riqualificazione dei giardinetti, accompagnato da una ricca disquisizione sulle varie fasi o da poche battute mirate e precise, dipende dall’obiettivo e dal tipo d’intento e quindi dalla comunicazione adoperata, roba per veri intenditori che o autonomamente o per tramite di esperti vogliono documentare la propria attività; denunciare le deficienze dell’apparato istituzionale con un book altrettanto corposo e altrettanto raccontato. Le due operazioni, ovviamente, diventate social entrano nel tritacarne della rete generando nel passaggio una vera disintegrazione di ogni parola ed immagine, tanto da non doverlo ripassare una seconda volta come accade di solito quando si vuole ottenere un prodotto raffinato. Affatto. Il primo passaggio è capace di ridurre in poltiglia qualsiasi tentativo di sano confronto sul tema. Ergo, non sempre una scelta sana per gli amministratori che spesso sono triturati insieme a ciò che documentano. I cittadini sono stufi delle continue storture di un sistema sempre più farraginoso perché più politicizzato che civilizzato quindi il social rappresenta uno sfogatoio che, sebbene solo in rari casi utile alla soluzione di un problema, rappresenta una grande arena in cui scaricare i propri malesseri. Da ciò che accade sembra quindi che un amministratore non possa denunciare perché la rimostranza di chi dovrebbe vigilare, controllare e partecipare le faccende della città in quanto rappresentante del popolo scatena la rabbia degli abitanti, una sorta di tiro a segno, mai segno di civiltà e democrazia partecipata ma pratica comune. Si passa dalla violenza verbale all’intimazione dell’esempio passando per chi adopera anche un tono civile del contraddittorio che lascia poco spazio alle proposte e ai suggerimenti che invece sarebbero d’uopo. C’è sempre un modo per aggredire e questo avviene anche nell’ambito delle stesse correnti politiche dove si ha l’ardire di aprire una polemica senza conoscere le dinamiche che sottendono la vita di un consiglio comunale. La teoria di amministratore uguale ladro, che è la più gettonata pur coniugandosi in vari modi, è ormai diventata universale come “la legge è uguale per tutti” sotto il crocifisso delle aule giudiziarie. Senza voler smontare ipotesi che attualmente troverebbero ben poche se non rare pezze giustificative, mi piacerebbe ricordare a noi tutti che la pratica dell’esempio, sia essa relativa alla gestione dei rifiuti sia al comportamento con i propri animali sia nell’uso del parcheggio ad esempio, dovrebbe diventare prassi comune e quotidiana e non affidata all’impeto di un momento. E se l’annosa questione dello scempio della spazzatura lasciata e lanciata indegnamente si ritiene che possa trovare un minimo di conforto nell’attività di un quisque qualunque, semmai amministratore, che dà l’esempio munendosi di sacchetto e guanti credo che siamo molto lontani da quello che è civiltà. Il compito di ogni cittadino si esercita a monte di qualsiasi servizio e senza deroghe lasciando alla giornata della pulizia ogni velleità di bravo custode del territorio che serve solo alle stamperie dei cappellini visti i risultati degli altri 364 giorni. Non è pensabile che i cittadini si adoperino in sostituzione di chi è demandato per ruolo e funzione all’ attività di gestione del comparto che rappresenta, così come non spetta al cittadino provvedere all’abbellimento e al decoro urbano se non per quanto attiene al suo rispetto. L’enorme associazionismo locale che in molte occasioni si è sostituito alle competenze dell’amministrazione non può fare le veci se non per fini filantropici. D’altro canto rimane il fatto che un amministratore, sebbene denunci, anche utilizzando gli strumenti a sua disposizione, quali le interrogazioni puntualmente inevase, deve farsi carico anche di azioni più determinanti correndo il rischio di alterare le logiche del suo stesso partito, concretizzando il malessere comune in richieste come le dimissioni di responsabili dei servizi carenti o assenti. In tutti i paesi civile, un manager che non assolve ai suoi compiti viene spedito a fare altro, senza se e senza ma e senza gridare al complotto. In fondo, l’offerta di alcune prestazioni come ad esempio la pulizia non può essere prerogativa di una fazione ma intento di tutti coloro che gestiscono, non esistono teorie e obiettivi diversi, al massimo metodi alternativi che portano al medesimo fine. Ma se il metodo nascosto da nobili ideali serve per garantire la poltrona credo che di nobile sia rimasto solo la marca dei rubinetti e miscelatori…si trovassero vicino a qualche cassonetto?
DI TERESA LETTIERI IL 31/07/2017
