I PEGGIORI ISTINTI DIETRO UN VILE ANONIMATO
Credo che dopo una violenza, la cosa peggiore sia quella di darle una spiegazione, se si riesce anche una giustificazione, spesso una semplificazione. Gli esercizi d’ intelletto si sprecano in tal senso e per alcuni ricorrere in queste occasioni alle conoscenze acquisite in materia psicologicomoraleeticobiologica rappresenta l’unica strada per arrivare ad un perché, quando in realtà non esiste. Perche’ aggredire, violentare, uccidere? Quale dei nostri non sensi viene appagato? Cosa consente di dare una forma, un colore e quindi una ragione ( è ancora umana?) ad un atto di violenza, che si tratti dell’autore del crimine o di chi lo osserva? “…mi tradiva e non c ho visto piu’…mi maltrattava ed è stato un attimo…mi provocava ogni volta…se l’è cercata…”. Che qualcuno provi ad immaginare,pur senza riuscirvi, quale contorno e colore risulti alla parte lesa è impresa ardua, credo toglierebbe la parola a chiunque. E noi che abbiamo il vizio di discettare su tutto ciò che accade, anche laddove il silenzio rappresenterebbe l unica arma davvero spendibile in queste occasioni, non riusciamo proprio a tacere. Ovviamente non di quel silenzio che mette a tacere, che copre, che seppellisce. Parlo di quel silenzio che rispetta la vittima senza che si aggiunga altro dolore. Dopo lo stupro ad opera di quattro uomini a danno di una ragazza polacca,in vacanza a Rimini con il fidanzato, e di una trans subito dopo, l’ opinionismo aggravato dalla tastiera come accade di consueto, si è arricchito di nuove considerazioni, orride a mio parere. Se non piu’ di due settimane fa ci aveva drammaticamente colpito l ‘ indifferenza di quei ragazzi che avevano assistito al pestaggio sanguinoso e alla morte di Niccolo’ in una discoteca spagnola, questa volta a inorridire sono stati i commenti che hanno tentato di spiegare e ridimensionare la violenza dello stupro. Pare che la leggenda metropolitana che giri intorno all’ aggressione sessuale sia stata finalmente sfatata da un commento rilasciato da un mediatore culturale in servizio presso una cooperativa bolognese che si occupa di accoglienza ai migranti, commento peraltro che ha mietuto proseliti. Pare, secondo costui, che la difficoltà apparentemente dolorosa riguardi solo l’ atto della penetrazione, dopodiché tutto fila liscio come in un normale rapporto sessuale, finanche il piacere. Figurarsi se la violenza viene perpetuata a ripetizione da piu’ di qualcuno, in fila come all’ ufficio postale, che fortuna può essere quella capitata alla turista che ha accolto ben quattro “piselli” ( cosi vengono descritti dall’esperto di…accoglienza). E quando le ricapita una occasione del genere, al diavolo il fidanzato picchiato a sangue sulla spiaggia e costretto ad assistere alle singole performance. La considerazione che tutte le donne del mondo aspettavano da millenni, anche per il solo fatto di evitare tutte le procedure fastidiose connesse allo stupro e vivere solo nel ricordo della piacevole esperienza, ha trovato conforto nella cultura musulmana praticata dall’operatore, dopo la ribellione degli esseri viventi ancora dotati di qualche residuo di umanità. Certo, perché trovare una spiegazione a quelle parole era doveroso per risolvere o ridurre la vergogna delle affermazioni. Quando arriva la religione, qualunque essa sia, anche la violenza ha un suo perché. Sebbene eliminato con solerzia, il commento ha trovato consensi presso i nostri connazionali, non musulmani o forse temporaneamente prestati al culto di Allah, in quota Le Ore o Playboy, evidentemente ringalluzziti ma opportunamente cauti in rete, la dignità prima di tutto e che diamine, i quali guardandosi bene dal condannare, sono ricorsi al manuale di Mendel e agli incroci dei suoi piselli (che servirono ad altro) per sostenere la veridicità biologica dello stupro. Nulla di scorretto quindi, la scienza dopo la religione è la panacea che sorride anche ai piu torvi molestatori. Cosa aggiungere? Siamo cultori dell’ orrore. Punto!
DI TERESA LETTIERI IL 30/08/2017
